Dopo 39 anni, la finale mondiale della World Cup farà ritorno in Indonesia, a metà del prossimo mese di novembre, e vedrà l’Italia rappresentata da due giovanissimi che, all’epoca, di certo non erano nati e forse neanche … stati messi ancora in cantiere. Francesco Vaccaro, da Palermo, ma in forza al Galeone di Bologna e Melania Rossi, Romana, in forza al Le Privè di Lavinio, saranno i nostri portacolori a quella che, nonostante le apparenze, resta ed è la regina madre di tutte le competizioni internazionali di bowling. Vuoi, anche, per le restrizioni di categoria, a mia memoria, la selezione nazionale della world cup ha sempre stentato, nel far breccia nell’interesse dei giocatori, ed i numeri, presentati a Campodarsego, ne sono stati l’ennesima riprova, con 55 giocatori e 23 giocatrici. Lungo ed impegnativo, come da tradizione, il format (con 8 partite di qualificazione, 8 di semifinale col riporto e stepladder) ha offerto ottimi spunti d’analisi, nel bene e nel male. Nel maschile, le qualifiche hanno eretto a super protagonista Nicola Pongolini, dei Delirium (tutti presenti), che ha preso nettamente la testa della classifica, con un personale di 1.869, chiudendo con un vantaggio di un centinaio di birilli sui primi inseguitori: Matteo Magini del Mondial Bowling (1.752) ed Erik Davolio dei Cobra (1.744), compagno di nazionale. Il taglio, ovvero la sedicesima ed ultima posizione utile per passare il turno, si è fissata di poco sopra il par (1.633) ed è stata ad appannaggio di un’altra vecchia (nel senso buono del termine) conoscenza del bowling nazionale … azzurro: Mauro Malchiodi (Cobra). Nella semifinale, prevista col riporto parziale dei birilli abbattuti in qualificazione, si è confermata la leadership di “Pongo” che, di fatto, ha sbagliato (198) solo una partita, chiudendo, ancora una volta, avanti a tutti con un vantaggio considerevole. Rispetto alle qualifiche, però, sono cambiati i protagonisti: Magini e Davolio, infatti, sono stati sostituiti da Vaccaro e Radi, con Tommaso in grado di recuperare ben 9 posizioni, passando dall’undicesimo, in qualifica, al secondo in finale. Sfortunatamente la sua ascesa si è ritrovata ben presto su un binario morto (393-457), complice anche e soprattutto il grave passo falso (149) fatto nella prima partita dello scontro diretto. Decisamente avvincente, invece, è stata la finalissima. Praticamente pari dopo la prima partita (243-242), il match si è risolto, nella seconda frazione, a favore di Francesco Vaccaro, in grado di ripetersi (233), giocando la sesta partita top consecutiva della giornata (208-246; 201-256; 242-233), fra ultime due di semifinale e finale: 475-442 lo score definitivo. Il quarto posto in qualificazione è stato, un po, il filo conduttore del campionato, fra girone maschile e femminile. Come Vaccaro, infatti, anche la Melania Rossi ha chiuso al quarto posto (1.563) la prima sessione di gara, decisamente in ritardo (-101) rispetto alla capofila Alessandra Morra, del King (1.664). Anche per la semifinale il cliché è stato il medesimo del maschile, col gruppo di testa per 2/3 ridisegnato: unica a “reggere”, pur perdendo una posizione, dalla seconda alla terza, è stata Monica Bagnolini del Galeone, mentre la Morra e la Fasol hanno dovuto lasciare il passo agli inserimenti perentori della “Melania” e di Giada Di Martino, uniche, inoltre, ad andare sopra i 200 di media: 1.688 e 1.663, rispettivamente. Teso è stato il primo match, che ha visto prevalere la bolognese del Galeone (366-335) sulla siciliana del Crackerjack. Più avvincente, invece, l’incontro di finale, dove la romana, vincitrice anche dell’edizione 2018, ha gestito il vantaggio accumulato nella prima frazione (221-181), con una seconda partita che, di fatto, ha azzerato il tentativo di rimonta dell’avversaria (244-245): 465-426 lo score finale.