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martedì, 14 Maggio 2019 / Published in Bowler 2019

Quo Vadis, Domine? di Stefano Coppa

Quo vadis, Domine? Si tramanda che, nel periodo delle persecuzioni cristiane, ai tempi dell’imperatore Nerone, Pietro, in fuga da Roma, sulla via Appia, così si rivolse nei confronti di Gesù, interpretando la sua successiva risposta (Eo Roma iterum crocifigi) come un’indicazione a farvici ritorno. La medesima domanda, di apostolica concezione, calzerebbe bene ancor oggi, seppur accostata ad una materia, il bowling, che, con il contesto della citazione, al massimo troverebbe nella città uno dei due punti in comune, il secondo dei quali, di certo più calzante, sarebbe rappresentato dal “quo vadis”, inteso non tanto sotto il profilo geografico (una meta; una destinazione), quanto quello programmatico (dove arriveremo). Proprio la programmazione, intesa secondo il suo significato etimologico, dovrebbe essere alla base della crescita del nostro movimento, da anni, ormai, in fase involutiva. Non a caso il bowling si è rivelato uno sport che ha visto, negli ultimi anni, esplodere, in termini numerici, il settore seniores, a discapito di quello juniores, che, agli ultimi campionati regionali, ha messo in pista un totale di 38 (!) ragazzi, su tutto il territorio nazionale (fonte sito federale). L’infusione di linfa vitale, giovane, in un qualsiasi movimento sportivo, è, ovviamente, la base per poter … programmare un qualsiasi futuro, che non può prescindere dal famoso vivaio, tanto per intenderci; un vivaio da far crescere, per rendere più competitivo l’intero movimento e per garantire, alle proprie rappresentative nazionali, i giusti “ricambi” ed un’adeguata base su cui operare scelte tecniche, dettate, non tanto dai numeri quanto dal merito o stato di forma del momento che sia. Da anni, come è ben noto, su tutto il territorio nazionale, tanti centri bowling e soggetti privati, si prodigano per portare in pista migliaia e migliaia di ragazzi in età scolare, dagli 11 ai 18 anni. Lo fanno, certo, non tanto per l’interesse del movimento sportivo in se, ma soprattutto come forma d’investimento verso una potenziale fascia di clienti da fidelizzare. Eppure, fatte salve poche decine (o centinaia se proprio vogliamo esagerare nell’ottimismo) d’eccezioni, in circa 20 anni (!) d’attività il nostro movimento mai, e sottolineiamo mai, ha saputo sfruttare, a dovere, anche nelle competenti sedi, una vera e propria miniera d’oro. Neanche il recente successo ai Mondiali, ottenuto grazie anche a chi è stato parte di questa …“decina”, è stato, a nostro parere, in grado di invertire tale trend. Al di là delle “comparsate”, come si dice in gergo, dopo il boom iniziale, poco o nulla è rimasto, tranne l’entusiasmo. Se, infatti, per poter monetizzare un successo, crediamo, siano necessarie competenze e conoscenze, della materia e della legislatura, che, magari, la scrivente non possiede, l’entusiasmo, quello sì, avrebbe potuto ricoprire bene quel ruolo di volàno di cui noi avevamo bisogno. Quello stesso entusiasmo che traspare, in maniera palese, dalle foto pubblicate di recente, su noto social network, della nazionale italiana maschile a Fano, durante un’esibizione ad un progetto scolastico di promozione del bowling, organizzato, però, da un soggetto esterno alla federazione. Lungi dal voler essere questa una critica ai ragazzi azzurri o al centro ospitante, crediamo che vi sia stata una gestione … leggera  della risorsa “nazionale”, che dovrebbe scendere in pista, a maggior ragione se in divisa, sempre e comunque a supporto di eventi, manifestazioni e progetti di chiara matrice ufficiale. Nel contempo, sempre in nome di quel entusiasmo di cui sopra, riconosciamo il giusto merito a chi negli anni ha saputo concretizzare una sorta di startup. Vittima, presunta o reale, da anni di una forma di ostracismo, secondo la nostra visione, priva di fondamento, chi ha ideato questa manifestazione, ma soprattutto curato, diretto e condotto in porto la stessa, ha acceso un faro importante su ciò che forse manca realmente al nostro movimento per fare il salto di qualità: il professionismo. La scelta di persone capaci, dotate di conoscenza della materia, potrebbe condurre noi tutti sulla strada della concretezza. Una strada fatta di … basoli (come la via Appia a partire dal 258 a.c.), piuttosto che semplice sterrato, soggetto alle insidie degli agenti atmosferici. Come disse Henryk Sienkiewicz, autore del libro omonimo, “per quanto la vita possa essere ingrata, la gioventù è un dono che non verrà mai sottratto”. Meditiamo.

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1 Comment to “Quo Vadis, Domine? di Stefano Coppa”

  1. Aldo Mandara says :Rispondi
    15 Maggio 2019 at 20:16

    Bravo Stefano! Bravo davvero.

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