Se nell’ultima domenica di gioco, dedicata alle tappe del circuito 250, ci si fosse trovati tutti dinnanzi alla TV, a guardare i tornei con un “Guido Meda” commentatore, di certo si sarebbe riascoltata una sua frase celebre (rielaborata per l’occasione): Tommy c’è! Tommy c’è! In quel di Roma, infatti, l’azzurro Tommaso Radi, del Delirium, non solo ha vinto il torneo, battendo in finale Scaringella del Dolmen, ma ha scritto, di certo, una pagina importante per il nostro movimento, troppo spesso al centro dell’attenzione più che per il bowling parlato che per quello giocato. 13 le partite giocate complessivamente, fra qualificazione, semifinale e finale, alla media “soft” di 235! Una sola partita, diciamo, sbagliata (193) e ben due “300” consecutivi in qualificazione (alla seconda e terza partita). Ebbene sì, non si tratta di un’errore di battitura, ma di pura magia. Magia di uno sport, di per se conflittuale (siamo in conflitto perenne con le piste, la ratio, i condizionamenti, i cambi pista, i format, i rientri, i birilli che non cadono, i “10”, gli split …), ma che riesce ad innescare, sempre, nuovo entusiasmo ad ogni torneo. Come per i giocatori siciliani, nuovamente in pista a distanza di una settimana, circa, ed ancora alla ribalta della cronaca, grazie alla partita perfetta di Roberto Sottile del Bowling & Games, che, come Associazione Sportiva, ha risposto al successo del Crackerjack, della settimana precedente, con la vittoria di Cusumano su D’Agostino per 247-183. Al “300” ci è andato vicino anche Graziano Pachera, del Black Panthers, vincitore della tappa di Castelfranco Veneto. Primo in semifinale con un personale di 1.438, l’atleta veneto ha battuto il padrone di casa, Erminio Vettoretti, 225-213. Una vittoria di misura, numericamente più spettacolare di quella conseguita da Alessandro Del Carmine, del Cobra, a Scandiano, su David Rotondi degli Strokers (188-184). Primo in qualificazione (1.341) e terzo in semifinale (1.238), Del Carmine aveva battuto, nel match pre titolo (203-175) Samuel De Luca del Mandrake. Chi, invece, ha raccolto meno di quanto … seminato è stato Massimo Pirozzi, dei Lions, in quel di Varese. Agevolmente primo in semifinale (1.250), dopo aver chiuso le qualifiche al secondo posto (1.274), l’ex azzurro ha dovuto lasciare il passo (ma qui la galanteria c’entra poco) a Roberta Segalla, dello Scorpion Milano (231-198). La Roberta non è stata l’unica donna a guadagnare le luci della ribalta in questo week end. Al King, di Torino, infatti, la Alessandra Morra si è dovuta arrendere solo ad Eros Origlia che, dopo aver guadagnato la finale per miglior differenza birilli (255-197), su Andrea Schillaci del Primatist, e battuto Andrea Spadavecchia in maniera netta (235-156), ha portato a termine in maniera vincente la scalata nel roll off (214-189).