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sabato, 22 giugno 2019 / Published in Bowler 2019

Europei 2019: In gruppo … veritas! di Stefano Coppa

Nel 480 a.c., in Grecia, presso il passo delle Termopili, la storia consegnò, ai posteri, la dimostrazione di come un gruppo, numericamente inferiore, ma ben addestrato ed equipaggiato, potesse tenere testa ad un esercito ben superiore. Certo l’esempio, con la nostra realtà sportiva, è poco calzante, relativamente all’epilogo di quel gruppo di spartani, ma ciò non toglie che in terra teutonica, in occasione dei campionati europei, la nostra nazionale sia scesa in pista con la stessa “vis pugnandi” degli uomini di Leonida. L’Italia, infatti, era giunta a questo appuntamento col fardello di un titolo mondiale sulle spalle. Un titolo vinto contro un’altra armata, quella statunitense, che le conferiva, di diritto, il ruolo di squadra da battere. L’impegno era, dunque, duplice: contro gli avversari di sempre, dagli scandinavi alle meteore di turno, da una parte, e contro il fronte interno, pronto a dar fuoco alla “pira” delle polemiche in caso di fallimento, dall’altro. Il campionato, in se, ha confermato che l’attuale gruppo è, ad oggi, quanto di meglio il nostro bowling possa esprimere. Capace di mantenersi competitivo, come non mai, non solo in patria, ma anche e soprattutto fuori dai confini nazionali. Una trentina di birilli (!), infatti, ha diviso i nostri atleti dalla zona medaglie sia nel singolo (Fiorentino 8° posto con 1.297 su 1.331), dove la vittoria è andata all’Inghilterra, sia nel doppio (Pongolini – Davolio 10° con 2.464 su 2.494), che ha visto prevalere la Danimarca e dove, in tanti, si sarebbero attesi in pista una coppia ultra rodata quale quella composta da “Pongo” e “Fiore”, che (ma è dato puramente statistico) insieme avrebbero centrato alla grande la finale. Ma si sa … dei se e dei ma ne son piene le fosse, mentre le specialità di … gruppo sono piene, nel nostro caso, di certezze. Nel tris e nella squadra, infatti, la nostra nazionale ha dato il meglio di se, lasciando le briciole a quelle formazioni che, in passato, ci avevano sempre messo nell’angolo, risultando quasi inarrivabili. Nel primo caso ci siam presi il lusso di qualificare ben due formazioni (Radi, Parapini, Davolio al primo posto; Pongolini, Santu, Fiorentino al quarto) ed assistere ad una semifinale tutta azzurra, prima del trionfo contro una Danimarca tenuta sempre sotto scacco (con +2 figure di vantaggio) e costretta anche a provare a rompere il ritmo, all’ottavo frame, pur di metterci una pezza. 691 a 632 il risultato finale, con una pioggia di strike negli ultimi frame, che ha emozionato tutti coloro che hanno seguito il match sul più che efficiente canale YouTube (basta poco che ci vuole) dedicato. Una medaglia d’oro ed una di bronzo, dunque, in una specialità, il tris, che ci aveva visto protagonisti solo nel lontano 1981, con un bronzo a firma Caffaratti, Maddaloni, Monti. Medesima cavalcata si è assistita nella prova regina, la squadra. Da sempre rassegnati a considerare un decimo posto o giù di li un traguardo positivo, la nazionale campione del mondo (che siamo noi … a voler citare un passo di Totò) ai match per le medaglie ci è arrivata da prima in classifica (!), con un parziale di 6.198 birilli ed un vantaggio di +50 sulla Danimarca, +100 circa sulla Svezia, ed indefinito sulla Germania. Proprio quest’ultima, però, in un remake di una delle più classiche sfide calcistiche, ci ha  (1.038-1-130) battuto nettamente. Una sconfitta figlia anche del gran campionato giocato proprio dai tedeschi, che hanno portato a casa un argento sia nel singolo sia nel master. Anche in quest’ultima specialità, a coronamento di un europeo da protagonista, abbiamo lasciato la nostra impronta, presentando tre elementi nel tabellone: Fiorentino, argento anche nell’all event con 213 di media sulle 24 partite, è stato eliminato ai quarti (0-2) da tal … Martin Larsen, mentre Radi e Davolio sono andati fuori al primo turno entrambi con un parziale di 2-1: Tommy per mano di un finlandese, sconfitto poi da Antonino al turno successivo; Erik per mano del tedesco Drevenstedt giunto poi secondo dietro lo svedese William Svensson. Si torna a casa, quindi, con un medagliere di tutto rispetto che parla di 1 oro, 1 argento e 2 bronzi … e quasi quasi abbiamo anche di che recriminare. Epici.

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